Napoli, 1 Aprile 2013
Al rientro da Agerola
Harugasumi © Diego Rossi 2013 |
Traffico intenso
E vaga sonnolenza
Dì di pasquetta
[Diego Rossi]
Con la coda dell'occhio
Verde filar di gemme
[Marina Nardone]
Gocce sui vetri
Guarda i rami fioriti
Dalla cucina
[Stefania Nardone]
Al vecchio porticciolo
S'aprono alcuni ombrelli
[Diego Rossi]
E la marea
S'alza improvvisamente
Sabbia bagnata
[Fabio Nardone]
Vulcano nella nebbia
Luci sparse e la luna
[Marina Nardone]
In lontananza
Tante case raccolte
Notte d'autunno
[Stefania Nardone]
Fogliame ingiallito
Rotolante lentezza
[Fabio Nardone]
Voce del vento
In un'agra mestizia
Tira il calesse
[Diego Rossi]
Sferza colpi decisi-AH!
Schizzar di pietrisco
[Marina Nardone]
Sole battente
Sugli animi inquieti
Calda passione
[Fabio Nardone]
L'ultim'ora del polpo
Sopra il nero scoglio
[Stefania Nardone]
La spuma lava
Il corpo avvinghiato
Quieta frescura
[Marina Nardone]
Tintarella di luna
Nel vento della sera
[Diego Rossi]
Fotografia!
Ah! Sbiadisce quell'io.
Ride il vecchietto.
[Stefania Nardone]
Edifici cadenti
Vuoto di stanze sgombre
[Fabio Nardone]
Come la neve
Cadono bianchi i fiori
Luci a Damasco
[Diego Rossi]
Compagni di viaggio
Vanno tra l'erba verde
[Marina Nardone]
Battito d'ali
S'involano rondini
Da nidi grigi.
[Fabio Nardone]
Pensieri vespertini,
Poesia di primavera.
[Stefania Nardone]
Sugl'alti tetti
Si lamenta la gatta
Partoriente
[Marina Nardone]
Dolore avito - scotta
La teglia ora sfornata
[Diego Rossi]
Non ha odore
La cucina televisiva -
Dito alla bocca
[Stefania Nardone]
Spira un vento gelido,
E dà voce alle cose.
[Fabio Nardone]
Dagli aspri monti
Un panorama antico
E zampognari
[Diego Rossi]
Tormentano le rocce
Stonati canti d'amor
[Marina Nardone]
E groppo in gola,
Membra tese vibranti
Oltre lo specchio
[Fabio Nardone]
Così aspetta l'attore
Al suo primo ingresso
[Stefania Nardone]
La luna piena
Tra il sipario celeste
Sera d'autunno
[Marina Nardone]
Un broccato di campi
Ah! Non c'è che silenzio!
[Diego Rossi]
Festa dei morti;
Filano sconosciute
Le tue lacrime.
[Stefania Nardone]
Le vele tese al vento
Di vascelli in partenza
[Fabio Nardone]
Il disegnarsi
Di viaggi mai compiuti
E così vivo!
[Diego Rossi]
Grani a grani si tinge
Un campo di senape
[Marina Nardone]
Profumi vivi,
Di rami ora fioriti
Fiera presenza.
[Fabio Nardone]
Dolce Yaya-zakura!
Così cede agli amanti.
[Stefania Nardone]
Rami © Diego Rossi 2013 |
Note
Questo kasen è nato come composizione estemporanea, in auto, durante il rientro dal picnic di Pasquetta, e si è sviluppato come un haibun, cioè come un componimento epistolare a più mani, tramite email.
Traffico intenso
E vaga sonnolenza
Dì di pasquetta
[Diego Rossi]
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Monji. Primavera.
Il Kigo è “dì di pasquetta”. Primavera.
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Con la coda dell'occhio
Verde filar di gemme
[Marina Nardone]
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Mon. Shin. Primavera. Piante.
Il kigo è il “verde filar di gemme” (che indica, evidentemente, i
boccioli delle piante). Inizio primavera. Il collegamento è un hirazuke molto
stretto.
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Gocce sui vetri
Guarda i rami fioriti
Dalla cucina
[Stefania
Nardone]
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Jimon. Shinso. Primavera.
Fiori. Abitazioni. Hana no joza.
Il ku è molto concreto. Il verbo in terza persona rafforza ancor di
più la vividezza dell’immagine. L’immagine muta ma il collegamento con il
maeku è comunque molto stretto (il guardare rinvia all’occhio, i rami fioriti
si collegano con le gemme). Il kigo è “rami fioriti” e inserisce un hana no
joza. Primavera avanzata.
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Al vecchio porticciolo
S'aprono alcuni ombrelli
[DR]
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Monji. So. Zō. Coste.
Collegamento molto vago, per odore. È come se lo sguardo si spostasse
dalla casa all’esterno. Il ku è bozzettistico, però rimane fondamentalmente
molto sospeso.
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E la marea
S'alza improvvisamente
Sabbia bagnata
[Fabio Nardone]
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Monji. Shin. Zō. Coste.
Dal porticciolo alla spiaggia. Il collegamento è molto stretto, per
continuità di immagini. La congiunzione iniziale forma un collegamento
diretto. La marea, in sé, non costituisce kigo ma crea un buon “assist” per
il successivo ku autunnale.
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Vulcano nella nebbia
Luci sparse, la luna
[MN]
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Mon. Shin. Autunno. Montagne.
Fenomeni luminosi. Tsuki no joza.
Compare la luna autunnale, che si collega direttamente alla marea del
maeku. Sia la nebbia che la luna sono kigo autunnali. Un ku molto vago e
suggestivo (l’assenza di verbi aumenta lo yūgen), decisamente mon.
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In lontananza
Tante case raccolte
Notte d'autunno
[SN]
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Monji. Shinso. Autunno.
Villaggi. Notte.
Il collegamento avviene per accostamento d’immagini. Quasi per
sovrapposizione. Il kigo è, ovviamente,
“notte d’autunno”.
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Fogliame ingiallito
Rotolante lentezza
[FN]
|
Mon. So. Autunno.
Un ku molto vago. Collegato al precedente solo per l’atmosfera
vagamente autunnale. “Fogliame ingiallito” è il kigo.
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Voce del vento
In un'agra mestizia
Tira il calesse
[DR]
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Jimon. Soshin. Autunno.
Prodotti umani.
Si introduce ora un po’ di dinamismo nelle immagini, che rischiavano
di rimanere un po’ troppo statiche. Il collegamento col maeku è
nell’accostamento tra la “rotolante lentezza” delle foglie (portate, evidentemente,
dal vento) e la ruota (sottintesa) del calesse. “Voce del vento” è kigo
autunnale.
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Sferza colpi decisi ‒ Ah!
Schizzar di pietrisco
[MN]
|
Ji. Shin. Zō. Persone.
Il ku precisa meglio l’immagine precedente, concentrandosi sulla
figura di una persona (non specificata) che frusta la bestia da soma.
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Sole battente
Sugli animi inquieti
Calda passione
[FN]
|
Monji. Shinso. Estate. Amore.
Sole.
L’immagine muta completamente, ma il collegamento è piuttosto
stretto, perché i “colpi decisi” del maeku diventano i raggi sferzanti del
“sole battente” (kigo estivo). Viene introdotto il tema dell’amore.
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L'ultim'ora del polpo
Sopra il nero scoglio
[SN]
|
Ji. Soshin. Estate. Animali.
La scena, molto “cruda”, descrive la morte di un polpo appena
pescato, battuto sullo scoglio. Per questo il collegamento è molto efficace.
Il tema dell’amore è, di fatto, lasciato cadere. “Polpo” è kigo estivo.
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La spuma lava
Il corpo avvinghiato
Quieta frescura
[MN]
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Jimon. Shinso. Estate.
L’immagine, molto estiva, si ricollega evidentemente al corpo del polpo, avvinghiato alla mano del pescatore, e lavato dal mare. “Quieta frescura” è kigo estivo. |
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Tintarella di luna
Nel vento della sera
[DR]
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Monji. So. Estate. Tsuki no
joza.
Un ku piuttosto banale, che si attarda sull’estate per introdurre un
ku sulla luna. “Tintarella di luna” è kigo estivo. Il collegamento è
piuttosto vago ed è dato dall’associazione tra la “frescura” e il “vento
della sera”.
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Fotografia!
Ah! Sbiadisce quell'io.
Ride il vecchietto.
[SN]
|
Jimon. So. Zō. Impermanenza.
Prodotti umani.
Il collegamento è molto blando, per odore: l’immagine è quella di un
vecchietto che ride, ripensando al passato. Ma potrebbe anche essere quella
di una fotografia che ritrae un vecchietto. Un ku molto sperimentale e carico
di implicazioni, che introduce il tema del ricordo e del tempo che passa.
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Edifici cadenti
Vuoto di stanze sgombre
[FN]
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Jimon. Shinso. Zō. Impermanenza.
Abitazioni.
Il ku si ricollega al maeku per l’idea del tempo che passa. Un ku
molto vago che, però, letto insieme al maeku forma un quadro coerente e
abbastanza drammatico. Forse è un vecchio barbone che ride guardando una
fotografia. Forse è la fotografia di una vecchia stazione. Forse solo un
ricordo e una sensazione di vuoto.
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Come la neve
Piovono bianchi i fiori
Luci a Damasco
[DR]
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Mon. So. Primavera.
Impermanenza. Luoghi famosi. Fenomeni luminosi. Hana no joza.
Collegamento molto sottile che, apparentemente, si limita ad
esplicitare l’immagine di una periferia cadente, introducendo una scena
ambientata a Damasco. In realtà fa riferimento alla guerra siriana, giocando
sulla polivalenza semantica data dalla vaghezza del toriawase. Così, le luci
a Damasco possono essere le luci della città viste da un quartiere di
periferia, ma possono anche essere le luci delle bombe che sembrano fiori
cadenti.
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||
Compagni di viaggio
Vanno tra l'erba verde
[MN]
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Jimon. Soshin. Primavera.
Viaggio. Piante. Persone.
L’immagine si concentra ora su un gruppo di persone che camminano
nell’erba verde (kigo primaverile). Sono un gruppo di escursionisti, o di
ragazzini. Ma potrebbero anche essere un gruppo di soldati. Si introduce qui
il tema del viaggio.
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Battito d'ali
S'involano rondini
Da nidi grigi.
[FN]
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Jimon. Shinso. Primavera.
Uccelli.
Comincia il secondo kaishi. Il tema del viaggio viene declinato qui
nell’involarsi delle rondini, ma non è di fatto continuato. Il collegamento è
per continuità di immagini: probabilmente le persone, passando, fanno
involare le rondini. Sia le rondini, sia i nidi, costituiscono kigo
primaverili.
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||
Pensieri vespertini,
Poesia di primavera.
[SN]
|
Monji. Soshin. Primavera.
Il collegamento, qui, è dato dall’associazione di immagini tra il
volo degli uccelli e quello dei pensieri. “Poesia di primavera” è,
chiaramente, il kigo.
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||
Sugl'alti tetti
Si lamenta la gatta
Partoriente
[MN]
|
Jimon. Soshin. Primavera.
Animali. Villaggi.
“La gatta partoriente” è kigo primaverile. Il collegamento è per continuità di immagini: qualcuno è alla finestra, al tramonto, e pensa, mentre si sente il lamento di una gatta che partorisce, tra i tetti del villaggio. Un’immagine tipicamente italiana. |
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Dolore avito ‒ scotta
La teglia ora sfornata
[DR]
|
Ji. Shin. Zō. Prodotti umani.
Un ku decisamente umoristico, che gioca su un “collegamento sepolto”,
rinviando al celebre film La gatta sul
tetto che scotta, intendendo che il tetto scotta proprio come la teglia.
Il “dolore avito” si riferisce sia ai dolori del parto sia alla scottatura
nell’estrarre la teglia dal forno. Infine la teglia sfornata rinvia
evidentemente ai gattini “sfornati” dalla gatta del maeku. Il dolore della
scottatura, poi, è “avito” sia perché è un dolore quasi “atavico”,
esistenziale, addirittura, sia perché rinvia a una situazione tipicamente
familiare.
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Non ha odore
La cucina televisiva ‒
Dito alla bocca
[SN]
|
Ji. Shin. Zō. Prodotti umani.
Abitazioni.
Il collegamento col maeku avviene per contrasto: all’immagine della
teglia tradizionale è sostituita quei quella di una cucina “televisiva”, cioè
probabilmente di un programma televisivo dedicato alla cucina, che per questo
“non ha odore”. Forse, distratto dalla TV, qualcuno si è scottato e ora porta
il dito alla bocca, per attutire il dolore. Anche questo è un ku molto
umoristico e, in qualche modo, acre. Molto haikai ‒ all’italiana!
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Spira un vento gelido,
E dà voce alle cose.
[FN]
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Mon. Soshin. Inverno.
Questo ku rompe quasi del tutto con il maeku, introducendo
un’immagine molto poetica e d’effetto. Si collega per odore, ma anche
giocando sul “dito alla bocca” che può implicare l’intimazione al silenzio,
mentre il vento, per opposizione, “dà voce alle cose”. “Vento gelido” è kigo
invernale, naturalmente.
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Dagli aspri monti
Un panorama antico
E zampognari
[DR]
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Monji. Shin. Inverno. Persone.
Montagne.
Il collegamento col maeku è serrato: il vento gelido spira
direttamente dai monti, dai quali ridiscendono gli zampognari (kigo
invernale).
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Tormentano le rocce
Stonati canti d'amor
[MN]
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Jimon. Shinso. Zō. Amore.
Viene introdotto nuovamente il tema dell’amore, in un contesto
abbastanza umoristico. Il suono degli zampognari si trasforma qui nel canto
lamentoso e stonato di qualche amante.
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E groppo in gola,
Membra tese vibranti
Oltre lo specchio
[FN]
|
Ji. Soshin. Zō. Amore.
Il ku riprende un’atmosfera molto rustica ma la declina nell’immagine di un giovane amante che si prepara davanti allo specchio, presumibilmente in attesa di incontrare l’amata. Lo sketch è ben strutturato. L’amore è solo più accennato nel “groppo in gola” e nella tensione dell’attesa. |
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Così aspetta l'attore
Al suo primo ingresso
[SN]
|
Ji. Shin. Zō. Persone.
Il collegamento è serrato, perché avviene direttamente anche dal
punto di vista grammaticale. Ora l’amante diventa un attore al suo debutto
sul palcoscenico.
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La luna piena
Tra il sipario celeste
Sera d'autunno
[MN]
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Mon. Shinso. Autunno. Fenomeni
luminosi. Sera. Tsuki no joza.
Un ku ricco, con due kigo autunnali (“luna piena” e “sera
d’autunno”), molto vago. Il “sipario celeste” è un collegamento evidente al
maeku. La luna fa il suo ingresso sul teatro del cielo, proprio come
l’attore.
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Un broccato di campi
Ah! Non c'è che silenzio!
[DR]
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Mon. Soshin. Autunno. Campi.
Un ku abbastanza scontato. Il “broccato dei campi” è kigo autunnale.
Il collegamento avviene per continuazione di immagine e per l’accostamento
tra il “tessuto” del sipario e quello del broccato.
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Festa dei morti;
Filano sconosciute
Le tue lacrime.
[SN]
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Jimon. Shinso. Autunno. Religione.
Persone.
“Festa dei morti” è kigo autunnale. Il “filare” dei tessuti diventa
qui lo scorrere delle lacrime. Una scena molto vivida. La ricorrenza festiva
introduce il tema della religione.
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Le vele tese al vento
Di vascelli in partenza
[FN]
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Mon. Shin. Zō. Viaggio. Coste.
Un collegamento a quattro mani, che gioca sia sul “filare” (in questo
caso delle vele) sia sull’immagine delle lacrime d’addio. Ora si saluta
qualcuno che parte per mare. È introdotto quindi il tema del viaggio.
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Il disegnarsi
Di viaggi mai compiuti
E così vivo!
[DR]
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Jimon. Shinso. Zō. Viaggio.
Qui il viaggio diventa, evidentemente, mentale. Probabilmente “le
vele” del maeku sono qui raffigurate sulla copertina di un libro. L’ultimo
verso può intendersi sia come “eppure è così vivo”, con riferimento al
viaggio immaginato, sia come un’esclamazione amara, in prima persona, che
evidentemente implica una considerazione sull’illusorietà della vita.
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Grani a grani si tinge
Un campo di senape
[MN]
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Mon. Soshin. Primavera. Piante.
Il “campo di senape” è kigo primaverile, anche perché si tinge di
fiori. La puntinatura si ricollega direttamente al “disegnarsi” del maeku.
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Profumi vivi,
Di rami ora fioriti
Fiera presenza.
[FN]
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Mon. So. Primavera. Alberi.
Hana no joza, caratterizzato dal kigo “rami fioriti”. “Profumi vivi”
è il collegamento, piuttosto lasco, con la “senape” del maeku.
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Dolce Yaya-zakura!
Così cede agli amanti.
[SN]
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Jimon. Shinso. Primavera.
Religione. Amore.
La “fiera presenza” della primavera diventa qui la presenza della
divinità primaverile Yaya-zakura, che fa da kigo. Il kasen si chiude
nell’abbandono, quasi mistico, degli amanti al risveglio della primavera.
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