Giorno dei morti!
Giorno dei morti!
Memori, passeggiano
Tra le lapidi.
[Gianfranco Irlanda]
Tra incisioni dolenti
Stanno muschi e trifogli
[Cristiano]
Di là dai rovi
Un antico pertugio
Protegge i tordi
[Cristiano]
Tra gli spogli filari
Va la strada lontana.
[Gianfranco Irlanda]
Tecnicamente, questo yotsumono è costruito con molta attenzione ed è corretto. Funziona un po’ meno dal punto di vista poetico. Innanzitutto l’hokku, costruito con tutti i crismi, crea molte difficoltà al suo waki. Perché? Il toriawase, assicurato dal punto esclamativo del primo verso e soprattutto dall’enjambement degli altri due, è eseguito solo sul piano formale, poiché, di fatto, la scena è molto statica: “giorno dei morti” (ottimo kigo autunnale) già implica un riferimento al cimitero; meglio sarebbe stato, allora, allargare la visuale ed elevare il tono con riferimenti al vento, al sole, a qualunque altra immagine naturalistica. La persistenza sulla scena cimiteriale, invece, non lascia spazio ad alcun altro collegamento (e abbassa molto il tono di questo hokku, che dovrebbe essere più mon e anche, possibilmente, meno lugubre).
RispondiEliminaIl waki, allora, si sforza di trovare una via d’uscita, per così dire, tentando un kigo più neutro. Tuttavia, le “lapidi” del primo ku tendono ad esaurire la scena e quindi il waki è costretto ad un hiraku abbastanza scontato, ricorrendo ad una metonimia (le incisioni dolenti) un po’ forzata. Peraltro, questo rende sospetto il kigo: il muschio è utilizzato in molti kigo estivi (se è verde, pendente, etc.), mentre è autunnale il muschio che colora le tombe (“sootai”, 掃苔). In questo caso, dunque, è accettabile, proprio se si esplicita la metonimia (con una brutta reiterazione della stessa immagine: le lapidi). Né i trifogli sono un kigo autunnale, in sé: anzi, tendono ad essere primaverili. Sono un kigo autunnale solo quando si riferiscono al maggese (precisamente: la “semina del trifoglio”, “genge maku”, 紫雲英蒔く).
Il daisan, comunque, ha bisogno di sganciarsi e lo fa introducendo una bella immagine legata ai tordi (kigo autunnale), vivida e originale. Tuttavia, il collegamento è un po’ incerto: anche in questo caso, è affidato alla continuazione di una scena e si deve supporre, allora, che l’“antico pertugio” sia un riparo tra le pietre di qualche rovina o, ancora una volta, tra le tombe (le “incisioni dolenti” non lasciano molto spazio all’immaginazione).
Il daishi è pressoché scollegato: un improvviso cambio di scena che si collega forse ai rovi, immaginando una strada che corre tra i boschi o tra i campi, perdendosi lontano. Tra l’altro, gli “spogli filari” non specificano il soggetto e quindi lasciano supporre un filare di alberi spogli (che sarebbe kigo invernale) o i filari dei campi (anche in questo caso, essendo spogli, indicherebbe un kigo invernale).
Il risultato finale è uno yotsumono che paga con una certa miopia l’attenzione evidentemente rivolta alla precisione tecnica. Probabilmente, questo dimostra quanto sia importante il ruolo dell’hokku: cominciare con una descrizione così forte di un cimitero è forse davvero una scelta “infausta”, per quanto corretta.