Questo mitsumono presenta due collegamenti molto distanti, molto so, ma comunque leggibili: nel quadretto dipinto dall’hokku, il waki vede una scena di periferia, probabilmente, in cui un gruppo di amici si incontra, magari fermano le auto sul ciglio della strada, per andare in trattoria. Il collegamento si regge, tra l’altro, su una rima, il che è poco ortodosso ma potrebbe funzionare. Il daisan, invece, coglie nel waki un ipotetico dialogo tra due operai in pausa pranzo: il “suon di sirena” e il “su ‒ al lavoro!” si collegano per odore, ribaltandolo, al “rompiamo gli indugi” del maeku. Si può ipotizzare che la scena sia ora quella di due operai che rientrano dalla trattoria oppure, meglio, di due operai in pausa che prendono appuntamento per andare in trattoria nel fine settimana, prima di rientrare al lavoro. Il tutto è molto ji ma efficace. Resta un piccolo dubbio su quanto il daisan riesca ad allontanarsi effettivamente dall’uchikoshi (in fondo potrebbe anche essere letto in successione, come se fosse la scena di un cantiere).
Questo mitsumono presenta due collegamenti molto distanti, molto so, ma comunque leggibili: nel quadretto dipinto dall’hokku, il waki vede una scena di periferia, probabilmente, in cui un gruppo di amici si incontra, magari fermano le auto sul ciglio della strada, per andare in trattoria. Il collegamento si regge, tra l’altro, su una rima, il che è poco ortodosso ma potrebbe funzionare.
RispondiEliminaIl daisan, invece, coglie nel waki un ipotetico dialogo tra due operai in pausa pranzo: il “suon di sirena” e il “su ‒ al lavoro!” si collegano per odore, ribaltandolo, al “rompiamo gli indugi” del maeku. Si può ipotizzare che la scena sia ora quella di due operai che rientrano dalla trattoria oppure, meglio, di due operai in pausa che prendono appuntamento per andare in trattoria nel fine settimana, prima di rientrare al lavoro.
Il tutto è molto ji ma efficace. Resta un piccolo dubbio su quanto il daisan riesca ad allontanarsi effettivamente dall’uchikoshi (in fondo potrebbe anche essere letto in successione, come se fosse la scena di un cantiere).