sabato 1 dicembre 2012

Voce del mare


Voce del mare
L’autunno sembra sognare
La primavera

Una violenta ondata
Cicaleccio di donne


Scende la sera
Sulle rughe la bruma
Viaggia la mente

Tenero il ricordo
Di una caldarrosta!

[Elvira Acampora]

foto di Elvira Acampora


1 commento:

  1. L’hokku è davvero molto bello. Il kigo è evidentemente “l’autunno”, perché la struttura della frase non lascia dubbi. Di solito il “sogno” fa riferimento alla primavera e all’amore e questo crea un bel gioco d’immagini, in questo contesto, perché suggerisce il fatto che l’amante desideroso sia proprio l’autunno. L’hokku, pertanto, è decisamente mon e ricopre egregiamente il suo ruolo.
    Il waki non funziona, invece, altrettanto bene: “violenta ondata” (possibile traduzione di: “kazetsunami”, 風津波) è il necessario kigo autunnale. Il “cicaleccio”, normalmente, sarebbe kigo autunnale ma qui è usato in senso figurato e quindi non costituisce kigo. In realtà, questo tsukeai dimostra alcune difficoltà: già il “cicaleccio di donne” potrebbe essere un ottimo collegamento (rievocando la voce del mare), per cui non ci sarebbe bisogno di un ulteriore riferimento al mare, che rende lo tsukeai molto piano. Questo rende il waki molto shinku ― e va bene ― ma perde l’occasione di creare un maggior dinamismo. Infatti, succede che il daisan ha una difficoltà e non può collegarsi molto bene al waki: l’unico riferimento possibile, in questa soluzione, è all’idea di una donna anziana, come ci suggeriscono le rughe, che però, ora, è sola. In questo caso il collegamento è molto so e non è detto che sia riuscito. Il daishi ha ancora un riferimento autunnale (la caldarrosta, che è un kigo un po’ scontato e affettato) e si collega al daisan sempre per continuità tematica (cioè è direttamente la descrizione di ciò a cui sta pensando l’anziana). Si nota anche una progressiva caduta di tono: daisan e daishi sono un po’ troppo ji e, soprattutto, tendono ad essere molto soggettivi. Al limite, introducono temi di reminiscenza e vecchiaia che non dovrebbero essere inseriti nei ku iniziali.
    Il kishōtenketsu funziona abbastanza bene, anche se risente di una bipartizione delle immagini: i primi due ku fanno riferimento a una scena marina, gli altri due all’immagine di una vecchia.

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